I Laghetti - Associazione Cardina

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I Laghetti

L'ambiente

La collina di Cardina è un rilievo delimitato da incisioni vallive scavate dai ghiacciai pleistocenici; oggi è definita anche da arterie stradali che ne percorrono i limiti da Como a Monteolimpino e Ponte Chiasso, da Ponte Chiasso a Maslianico e da qui a Cernobbio. Il lato orientale è definito dal ramo comasco del Lario e dalla strada statale Como-Cernobbio-Menaggio.
Negli ultimi decenni la collina è stata oggetto di un importante sviluppo edilizio, denso ed opprimente nella parte nord-occidentale (l’antico nucleo di Sagnino) da cui si gode il panorama che, oltre alla conca di Chiasso, comprende il Campo dei Fiori (Varese) e si perde sul Monte Rosa. Più ordinate le costruzioni del versante sud-est che gode di una stupenda vista sul primo bacino lariano e sulla città di Como.
Questa intensa urbanizzazione non ha impedito il mantenimento di aree verdi; fra queste la conca che comprende il “laghetto” di Cardina.
Si tratta di una dolina, ossia di una depressione, dai contorni ovoidali, dovuta al crollo della volta di ampie cavità sotterranee (grotte) formatesi ad opera del fenomeno carsico (tutta la collina, come del resto l’intera fascia prealpina lombarda, è costituita da rocce calcaree in cui il carsismo ha potuto manifestarsi).
Come spesso avviene in condizioni geomorfologiche simili, sul fondo della dolina si sono accumulati sedimenti argillosi che ne hanno assicurato una buona impermeabilità. Si è così formato un laghetto (lungo circa 25 metri e largo 8-10) che non ha immissari né emissari: riceve acque piovane anche per fluitazione superficiale e forse per percolazioni attraverso gli strati più alti del sottosuolo; in condizioni abituali il livello di abbassa per evaporazione fino alla essiccazione completa (fenomeno che interviene abbastanza raramente).
In caso di forti e prolungate piogge il fondo della dolina viene inondato con la formazione temporanea di un lago molto più grande. Il nuovo bacino si svuota lentamente a causa di percolazioni sotterranee, sempre legate al fenomeno carsico, lasciano l’acqua solo nel laghetto principale e in una conca laterale che forma un piccolo stagno temporaneo.
Il limitato numero di strutture abitative nel piccolo bacino imbrifero, peraltro dotate di impianti fognari che ne allontanano i liquami, ha consentito a questo micro-ambiente o “zona umida” di non subire alterazioni gravi, anche se spesso vi sono stati riversati materiali voluminosi ma non inquinanti. Nell’acqua si è così sviluppata una folta vegetazione algale che impedisce di scorgere il fondo.
L’abbandono dello sfalcio, che negli scorsi decenni consentiva la raccolta di erba e fieno, ha determinato una invasione di graminacee su tutta l’estensione della conca; attorno al laghetto, poi, si è formata una larga corona di piante infestanti (piccole cespugliose, ortiche e graminacee) che ostacolano la frequentazione umana delle rive del laghetto. Ne soffre l’aspetto estetico del luogo, ma la situazione non può che essere definita positiva ai fini della conservazione dell’ ecosistema.
Nelle acque del laghetto la piccola fauna trova un rifugio ottimale: molto numerosi gli insetti e le loro larve (coleotteri, emitteri acquatici, odonati ecc.)
Naturalmente mancano i pesci: i vertebrati sono rappresentati solo dagli anfibi.
Fra gli anuri è presente la rana agile (Rana dalmatina) che si può incontrare per pochi giorni verso la fine di marzo/inizio di aprile: è il periodo dell’accoppiamento e dalla deposizione delle uova. Da queste usciranno i girini che si svilupperanno nei mesi successivi, compiendo la metamorfosi entro il mese di giugno. Comportamento simile è quello del rospo (Bufo bufo) non particolarmente frequente. La raganella (Hyla meridionalis) vive sulla vegetazione d’alto fusto che circonda la conca geomorfologia; migra fino alle rive dello stagno più volte nel corso della bella stagione, depositandovi piccoli gruppi di uova.
Fra gli urodeli è presente il tritone crestato (Triturus cristatus carnifex) presente in acqua da marzo all’inizio di giugno. Gli stadi larvali compiono la metamorfosi nello stesso periodo e si allontanano dall’acqua più o meno nello stesso periodo dei genitori; vi ritorneranno solo da adulti (dopo tre o quattro anni) per l’accoppiamento e la deposizione delle uova.
Del tutto simile è la biologia del tritone comune (Triturus vulgaris meridionalis) che a Cardina è visibile nella sua bella livrea nuziale con individui di taglia più grande rispetto ad altre zone umide lombarde. Non mi risulta che nello stagno si riproduca la salamandra pezzata, le cui larve vengono di regola partorite in sorgenti e piccoli ruscelli.

Negli anni ’50 del secolo scorso è stata segnalata nelle acque del laghetto la presenza (forse solo episodica) di un copepode, crostaceo poco più lungo di 1 mm e di colore rosso-mattone (Mixodiaptomus cupelvesieri); si tratta di una specie tipica dell’Europa orientale, segnalata una sola volta in Italia, sull’Appennino meridionale. Non sono però state fatte ricerche per accertarne la presenza negli anni successivi.

Nei mesi scorsi, a seguito di pressioni degli abitanti della zona per una insolita abbondanza di zanzare, sono state irrorate sostanze insetticide attorno al laghetto e forse anche sullo specchio lacustre. Ignoro del tutto se questo intervento abbia o meno apportato danni all’ecosistema.


Alberto Pozzi, settembre 2008

 
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