Villa Pisani Dossi - Associazione Cardina

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Villa Pisani Dossi

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La villa si erge sopra la località di Bignanico, ad Est del borgo di Cardina e si raggiunge dalla via Cardina, con una deviazione attraverso un viale.

Per la figura dei committente, dell’architetto ideatore, degli autori degli arredi e delle decorazioni e per la sua posizione, la villa è tra le principali tra quante furono costruite sulle rive del Lario nel cinquantennio post-unitario.

Alberto Carlo Pisani Dossi, in arte Carlo Dossi (1849-1910) scrittore, protagonista della Scapigliatura letteraria, nonché politico, diplomatico, ed anche dilettante archeologo, scelse la località dove erigere l’edificio, in cui avrebbe passato gli anni estremi della vita e si sarebbe spento, con il pittore, incisore e architetto Luigi Conconi (1852-1917). Lo convinsero (dopo numerosi sopralluoghi in altre zone, effettuati con lo stesso Conconi e documentati nell’archivio della villa) l’eccezionale rapporto ambientale col lago e la città e la suggestione medesima offertagli dai cipressi ivi sorgenti, evocanti le atmosfere di Boklin, che il poeta amava (volumi monografici sul pittore di sua proprietà sono ancora conservati in loco).

La costruzione, ideata dal Conconi e realizzata da Luigi Perrone con qualche variazione, di ordine pratico-funzionale, ma anche nel senso dell’attenzione del pittoricismo caratterizzante il progetto del pittore-architetto, fu iniziata nel 1897 e terminata nel 1910, anno della scomparsa del Dossi. Al poeta del resto l’edificio è tutto intimamente connesso, ponendosi, come "realizzazione di un’idea letteraria fiorita ed accarezzata da lungo tempo nella menta dello scrittore". La villa aveva il suo cardine nel "portico degli amici", ampio e quadrato, le cui colonne recano dediche incise a memoria appunto degli amici, da Tranquillo Cremona (scrittore e pittore), a Giuseppe Grandi (scultore), a Giuseppe Rovani, Giacomo Boni, Cesare Lombroso, Giosuè Carducci.

Al centro la "coppa dell’amicizia" in marmo rosa di Condoglia. Amico del Dossi, e fin dalla giovinezza, lo stesso progettista che diede concretezza ai suoi desideri.

La pianta è libera, svolgentesi lungo un asse orizzontale nord-sud, con terrazze e porticati e su più piani, in connessione con la struttura del terreno (peraltro largamente modificata, con l’asportazione di circa 1200 metri cubi di roccia).

L’ingresso, aperto verso il giardino, è sul piano mediano (cui è sovrapposto un ultimo piano con le stanze per gli ospiti ed un salone a loggiato), ove, con le camere da letto, è un ampio vestibolo da cui scende lo scalone d’onore, con balaustrate in ferro battuto di Alessandro Mazzucchelli, cui si devono altri numerosi interventi all’interno e all’esterno della villa.




il "portico degli amici"
Il piano sottostante, cui conduce lo scalone, è di rappresentanza, con il ricordato "portico degli amici", aperto verso il lago nel cui centro è l’impluvio, e con la sala da pranzo affacciata panoramicamente, il grande salone (già allora predisposto per proiezioni cinematografiche), salotti, sala del bigliardo. Ancora su questo piano un "gabinetto fotografico", la biblioteca, lo studio.


Al piano d’ingresso un’ampia terrazza con il monumento, di Cesare Ravasco, "Alle tre arti consolatrici della vita", con figure allegoriche addossate ad un obelisco, incorporante le canne fumarie e persino un monopiatti per eventuali pranzi all’aperto, con felice molteplicità di funzioni, all’insegna del bello e utile.

Larghi gli interventi nel giardino, che tuttavia non attenuano l’effetto monumentale dell’insieme, con un inserimento marcato della "ridefinizione del paesaggio" del primo bacino del lago di Como.

Molti dei mobili della villa furono eseguiti da Eugenio Quarti, mentre di Carlo Agazzi sono le decorazioni ad affresco di volte e pareti.

All’interno, tra le molte, anche due eccezionali testimonianze dello scultore Grandi, entrambe verosimilmente degli anni ’70: un lampadario con amorini in bronzo reggenti una boccia di vetro e il "Ritratto" del Rovani, simbolo di quella unità di arti che la villa realizzava, frutto estremo di ipotesi radicate in un non remoto passato, ma insieme esempio, allora attualissimo, delle interrelazioni tra struttura e decorazione promosse dal liberty, e sia pure, all’esterno, con una certa freddezza ereditata dalle esercitazioni stilistiche del nostro eclettismo, sposato alle secche geometrie secessioniste.

da: Ville e nuova committenza, in L’idea del lago. Un paesaggio ridefinito: 1861/1914, Gilda Grigioni - NUOVE EDIZIONI GABRIELE MAZZOTTA, Milano, 1984

 
 
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